Il contributo di Weapon Watch
alla rete contro la guerra
Pubblichiamo qui una serie articoli in preparazione dell’assemblea annuale dell’osservatorio Weapon Watch, che si terrà a Genova presso il Circolo Autorità Portuale di via Albertazzi 3r, il 3 marzo 2023 alle ore 10.
Nela stessa occasione verrà presentato il Manuale per weapon watcher edito in tre lingue [vedi qui a destra].
Non è la sola iniziativa in cui è impegnato l’Osservatorio sulle armi nei porti europei e del Mediterraneo. WW prosegue la promozione – insieme a Pax Christi Italia – del tour dei Fari di Pace, iniziativa che ha già toccato i porti di Genova, La Spezia, Napoli, e si propone di coinvolgerne altri nei prossimi mesi. in Italia e in Europa, perché – come ci hanno insegnato le navi saudite della Bahri, e ha ribadito ancor più il primo anno del conflitto ucraino – la catena logistica della guerra è sempre internazionale, sfrutta il libero commercio, ignora i confini degli stati nazione, si sostituisce agli organismi sovranazionali, dall’Unione Europea alle Nazioni Unite.
Per riprendere uno slogan degli amici spagnoli, «la guerra empieza aquí», la guerra comincia nei porti, quando si spediscono armi e munizioni: ed è dai porti che possiamo renderne evidente la preparazione, prima che con le armi si violino i diritti umani delle popolazioni civili, prima che si commettano crimini di guerra, prima che i carri armati infrangano i confini di uno stato.
Inoltre WW ha promosso l’Atlante dell’industria italiana della difesa, risultato di anni di lavoro, basato su una data bank di un migliaio di record che fotografa la realtà dell’economia di guerra e della sicurezza in Italia. Pensiamo che sia uno strumento indispensabile ai ricercatori e ai giornalisti d’inchiesta, ma anche alle organizzazioni dei lavoratori e ai policy makers, che può contribuire a dare una dimensione concreta e verificabile al settore economico che ruota intorno alle armi, alla loro progettazione e produzione. In Italia si tratta di un settore assai limitato, costituito da pochi grandissimi gruppi, tutti controllati dal capitale pubblico nazionale o da capitali non italiani, a cui si affianca una galassia di circa duecento piccole e piccolissime aziende: un settore che si distingue per la propria dipendenza dalle spesa dello stato e dalle commesse USA, ma capace di esportare armamenti sofisticati verso paesi che non rispondono ad accettabili standard di libertà e democrazia e dove si pratica largamente la corruzione. Una sorta di made in Italy sanguinario, che aggira lo spirito e la lettera delle leggi e dei trattati sul commercio internazionale degli armamenti, e che sempre ha prosperato sulle guerre in corso, lontane o vicine che siano.