2a PUNTATA: AGENZIA INDUSTRIE DIFESA, LA GESTIONE OPACA DI UN ENTE PUBBLICO SUI GENERIS

2. Grazie alla Relazione della Legge 185, abbiamo notato la presenza di Agenzia Industrie Difesa tra gli esportatori di armi a Israele nel 2023.

AID appartiene al Ministero della Difesa italiano, che usa questo ente di diritto pubblico sui generis per compiere operazioni commerciali nel settore degli armamenti. Impiega circa mille dipendenti, il 15-20% dei quali sono militari. Controlla una dozzina di centri produttivi, cioè i vecchi stabilimenti e cantieri militari.

È presieduta da un “cacicco” del PD pugliese, Nicola Latorre, dalemiano, classe 1955, senatore PD per 4 legislature, ex presidente della Commissione Difesa 2013-2018, ex sindaco di Fasano (BR), docente alla Luiss e collaboratore de “Il Messaggero”, nonché advisor per il gruppo Angel, galassia di aziende pugliesi dual use guidata dal noto imprenditore Vito Pertosa.


Lo stabilimento di Fontana Liri (FR) dell’Agenzia Industrie Difesa, in occasione della visita del direttore generale Nicola Latorre (in secondo da destra), nell’aprile 2021.

Su AID si veda lo studio pubblicato da OPAL (Osservatorio permanente sulle armi leggere) nel 2020, che va integrato con qualche aggiornamento.

Nel luglio 2021 grazie a un decreto legge “omnibus” AID è stata esentata dall’obbligo dellelicenze necessarie «per la raccolta, la detenzione e la vendita di armi da guerra e di armi ad esse analoghe nazionali o straniere», sottraendola di fatto al controllo del Parlamento per queste attività. Nel settembre 2023 AID è stata al centro della assai confusa e opaca vendita di un centinaio di carri armati Leopard 1A5, dismessi dall’esercito italiano, all’azienda di stato elvetica RUAG che intendeva ricondizionarli e destinarli all’Ucraina. Va ricordato che il materiale d’armamento dismesso ma riutilizzabile è assimilabile ai ricambi militari, ed è anch’esso sottoposto alla Legge 185.

I Leopard 1A5 dismessi dall’Esercito italiano, parcheggiati a Villesse, presso l’azienda Goriziane Group, nelle immagini pubblilcate dalla Radiotelevisione della Svizzera italiana.

L’ultima Relazione rivela, appunto, che AID ha venduto materiale militare a Israele, ma non è facile capire di cosa si tratti. Il numero dell’autorizzazione Uama fa pensare a una trattativa risalente almeno al 2018, utilizzata però solo nel 2022 (per l’importo di € 1.725.239) e nel 2023 (per € 191.605). Potrebbe riferirsi a 13.312 “proietti HE M107 cal. 155mm”, cioè granate per artiglieria terrestre calibro 155 mm High Explosive. In effetti sappiamo che lo stabilimento “Munizionamento Terrestre” di AID a Baiano di Spoleto (PG) ha a più riprese svolto per conto dell’Esercito italiano programmi di life extension – cioè di aggiornamento e ricaricamento dell’esplosivo – per migliaia di granate proprio di questo tipo. Del resto AID è da anni fornitore di esplosivi militari per l’industria bellica israeliana, e nello stabilimento “Propellenti” di Fontana Liri (FR) produce nitrocellulosa di tipo energetico e di qualità elevata destinata a IMI Israel Military Industries, la più nota azienda militare di stato israeliana.

Sulla pressione della domanda ucraina, i proiettili d’artiglieria da 155mm ­– qui in fabbricazione in uno stabilimento Rheinmetall in Germania – sono stati i primi ad essere standardizzati dai maggiori produttori mondiali.

C’è dunque una seria probabilità che granate uscite dagli stabilimenti dell’Agenzia Industrie Difesa siano state impiegate negli scorsi mesi per colpire la popolazione civile di Gaza. Su AID il Parlamento ha colpevolmente deciso di chiudere entrambi gli occhi, come se il controllo esercitato dal Ministero della difesa fosse di per sé una garanzia della legittimità delle operazioni.