Disegno di Alessandra Respini
Disegno di Alessandra Respini

QUEL CHE NON SAPREMO PIÙ SE MODIFICHERANNO LA LEGGE 185/90

Il governo Meloni si prepara a snaturare la Legge 185 del 1990, quella che impone il controllo delle attività di trasferimento degli armamenti concernenti l’Italia. La 185 prevede, tra l’altro, la pubblicazione di una Relazione annuale al Parlamento. Quella uscita pochi giorni fa potrebbe dunque essere l’ultima Relazione contenente tutti gli elementi che – ancorché pubblicati in una forma di proposito difficile da leggere – hanno sino a oggi permesso di dar conto all’opinione pubblica dei trasferimenti di armi che riguardano il nostro paese.

 

La trasparenza del commercio internazionale ha sempre incontrato l’aperta contrarietà dei fabbricanti/esportatori di armi, grandi e piccoli.

Preferirebbero condurre nella segretezza affari che condizionano pesantemente la politica estera di ogni paese, il sostegno alle guerre in corso e ai dittatori più impresentabili, la violazione dei trattati di regolazione e non proliferazione, la protezione umanitaria delle popolazioni civili coinvolte.

 

L’osservatorio The Weapon Watch ha utilizzato i dati della Relazione in numerose occasioni, a cominciare dal maggio 2019, quando proprio sulle pagine della Relazione si trovò conferma di ciò che i portuali genovesi avevano già scoperto, cioè che i generatori della ditta Teknel erano destinati alle forze armate saudite, e non erano affatto attrezzature civili come sostenuto dal caricatore.

 

Qui pubblichiamo “a puntate” una serie di spunti informativi tratti dalla Relazione 2024, presentata al Parlamento lo scorso 25 marzo.

1a puntata: CHI ESPORTA ARMI IN ISRAELE? IL CASO DELLA CALZONI SRL DI CALDERARA DI RENO

2a puntata: AGENZIA INDUSTRIE DIFESA, LA GESTIONE OPACA DI UN ENTE PUBBLICO SUI GENERIS

 

2. Grazie alla Relazione della Legge 185, abbiamo notato la presenza di Agenzia Industrie Difesa tra gli esportatori di armi a Israele nel 2023.

AID appartiene al Ministero della Difesa italiano, che usa questo ente di diritto pubblico sui generis per compiere operazioni commerciali nel settore degli armamenti. Impiega circa mille dipendenti, il 15-20% dei quali sono militari. Controlla una dozzina di centri produttivi, cioè i vecchi stabilimenti e cantieri militari.

Dedichiamo ora due puntate della nostra rubrica a un’azienda eccellente quanto opaca, la Curti-Costruzioni meccaniche Spa, sede a Castel Bolognese, fatturato nel 2022 di 90.37 milioni di euro (+ 50% in quattro anni), 264 dipendenti (+16% nello stesso periodo).

Scopriremo a poco a poco cosa produce questa azienda e lo confronteremo con l’immagine che Curti vuol dare di sé. Ci aiuterà come sempre la lettura della Relazione della legge 185, senza la quale Curti sembrerebbe una media azienda metalmeccanica come tante altre.

3a puntata: CURTI VA ALLA GUERRA…

 

3. L’azienda nacque a Imola nel 1955 per fabbricare conto terzi pezzi di ricambio per macchine tessili ed agricole. Il fondatore Libero Curti «cominciò dal niente, con (…) molto coraggio e molta grinta», e nel 1968 le officine si trasferirono a Castel Bolognese in un nuovo stabilimento, con nuove macchine a controllo numerico.

4a puntata: CURTI SI È FATTA UN’IMMAGINE “CIVILE” (MA FA I PROGETTI MILITARI)

 

4. Ben altra risonanza mediatica ha avuto la vittoria, sempre nel novembre 2023, del bando per il progetto “civile” Aerospace Economy della Regione Emilia Romagna, per il quale Curti ha ricevuto un contributo di 660.615 euro «per lo studio, realizzazione e validazione in collaborazione con l’Università di Bologna di un sistema di controllo di volo per velivoli a decollo verticale con pilotaggio remoto».

La RASSEGNA STAMPA è aggiornata al 20 aprile 2024. Vai ai nuovi contenuti pubblicati dai media

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