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Contributi al dibattito sul ruolo dei porti italiani

 

 

Da alcune settimane, l’osservatorio the Weapon Watch sta portando avanti una proposta per dare uno sbocco positivo alle proteste che si sono organizzate in tutto il paese e si sono concentrate particolarmente sul tema del controllo del commercio marittimo degli armamenti. L’abbiamo già anticipata in un articolo (“Dalle lotte portuali una proposta di trasparenza”, pubblicato il 3 settembre 2025), è stata anche ripresa da alcuni organi di stampa (vedi la nostra Rassegna stampa). L’abbiamo discussa con i portuali del CALP di Genova, ma la proposta vuole anche essere un modello da proporre in altri porti italiani, anch’essi investiti dalle proteste di un movimento che si è mobilitato soprattutto per Gaza ma che è sempre più sensibile al coinvolgimento italiano nella “guerra mondiale a pezzi” e che ha colto il riarmo in corso come una minaccia tanto al welfare e alla spesa sociale, quanto al delicato sistema degli equilibri tra organi dello stato, istituzioni elettive, sistema dell’informazione. 

Come si vede già dal titolo, la proposta si rivolge innanzi tutto a sindaci e consiglieri comunali delle città portuali, e in particolare di La Spezia, Marina di Carrara, Livorno, Salerno, Cagliari, Bari, Ravenna, Venezia, Trieste, dove anche di recente the Weapon Watch ha documentato significativi passaggi di armamenti, diretti verso paesi in guerra o dove si stanno gravemente violando le leggi del diritto internazionale umanitario.

 


APPELLO AI SINDACI E AI CONSIGLI COMUNALI DELLE CITTA’ SEDE DI PORTI COMMERCIALI

Alla luce delle manifestazioni di protesta contro l’invio di armi a Israele si ritiene matura la proposta di creare nelle città sede di porti commerciali degli osservatori indipendenti sulla movimentazione degli armamenti nei porti, perché essa suscita preoccupazione politica, turbamento morale e insicurezza materiale nei lavoratori e nei cittadini.
La movimentazione degli armamenti, disciplinata dalla legge 185/1990, è soggetta all’autorizzazione e al controllo dello Stato, ma le istituzioni che esercitano questi poteri latitano in trasparenza opponendo cortine burocratiche alle istanze di accesso ai dati che dovrebbero essere pubblici. Pertanto, che si sia di fronte a una qualche palese violazione della legge così come a una qualche insufficiente informazione sulla natura delle merci in transito nel porto, i lavoratori e i cittadini chiedono di non essere costretti a iniziative di astensione sindacale dal lavoro o di manifestazione pubblica per opporsi all’illegalità di certe movimentazioni e per dovere sostenere da sé i diritti di informazione, tutela, sicurezza, obiezione di coscienza.


 

 

 

IN BREVE

L’osservatorio The Weapon Watch è recentemente intervenuto nel dibattito pubblico su tre temi:

 


sulla proposta di un osservatorio sul movimento delle armi nei porti commerciali italiani: vedi il testo completo della proposta e l’intervista a Carlo Tombola comparsa su Città Nuova

 


sulle politiche di riarmo in Italia e in Europa: vedi l’intervista a Gianni Alioti su Settimana News

 


sulla partecipazione al Festival della Scienza di Leonardo Spa, il gruppo italiano fortemente implicato – anche dopo il 7 ottobre 2023 – nella fornitura di armamenti  a Israele: vedi sulla nostra pagina Facebook e sul sito di Pressenza

 

 


La RASSEGNA STAMPA è aggiornata al 29 ottobre 2025. Vai ai nuovi contenuti pubblicati dai media

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