15 Lug Dossier Talamone. Perché le ‘navi della morte’ continuano a passare dal porticciolo etrusco
Talamone è nei libri di storia, e sempre per faccende di armi. Ce n’eravamo dimenticati, ma questa località è uno dei passaggi obbligati più importanti per armi e munizioni prodotte in Italia e destinate agli eserciti dei dittatori, ai campi di battaglia delle “guerre asimmetriche”, alle operazioni militari contro civili inermi. E’ merito di una estemporanea toccata della «Bahri Abha» aver riacceso i riflettori su questa famigerata località e sulla filiera industriale che da decenni la utilizza. A questa catena logistica delle armi partecipano trasportatori grandi e piccoli, intermediari e agenti marittimi locali e nazionali, oscuri armatori e giganti dello shipping internazionale, ma sulle destinazioni di queste armi e di queste munizioni si sa ben poco.
La nave saudita – Regolarmente annunciata, la «Bahri Abha» ha ancorato lo scorso 7 luglio di primo mattino al largo della baia di Talamone. Prima ancora erano giunti sul molo Santa Barbara – a un paio di chilometri dal centro storico, verso est – quattro camion con altrettanti container, tutti contrassegnati dalle placche arancio che segnalano le merci esplosive. Circa la natura del carico non lascia dubbi la presenza in banchina di una squadra di Vigili del Fuoco, con autopompa approntata, e di un’auto della Guardia di Finanza.
Le operazioni di imbarco si sono svolte nel giro di un paio d’ore, con il personale e i mezzi della CN Talamone Srl, azienda locale che si presenta come specializzata nella raccolta rifiuti, ma che è anche impresa marittima munita di idoneità amministrativa al trasporto di merce pericolosa. Una sua motogru ha provveduto a caricare due container per volta su una chiatta, che una pilotina ha trainato al largo, sottobordo alla «Abha». Da questa grande nave multipurpose si sono manovrate le possenti gru di bordo da 12o t, per sistemare i container sul ponte.
Durante le operazioni sono comparsi due elicotteri militari USA, a garantire dall’alto la sicurezza dei trasbordi.
A metà mattinata la «Abha», che proveniva direttamente dagli Stati Uniti (precedente scalo: Dundalk-Baltimora), è ripartita alla volta del porto egiziano di Alessandria. Dovrebbe toccare poi Jeddah il 15 luglio e dieci giorni dopo Damman, porto saudita nel Golfo persico. A Genova si attende per il 17 luglio la «Bahri Jeddah», un ritorno al servizio di routine a cadenza regolare svolto in Italia dalle Bahri sotto la regia dell’Agenzia Delta. Il materiale raccolto a Talamone era certamente un carico eccezionale e urgente.
Il “porto” – Talamone è amministrativamente una frazione del comune di Orbetello, con circa trecento residenti e qualche struttura ricettiva per i visitatori estivi. Una cooperativa gestisce il porticciolo turistico, cioè alcune decine di posti-barca con pontili galleggianti. La rocca aldobrandesca (ricostruita dopo i bombardamenti alleati del 1944) visitata da Garibaldi e la torre medievale di Talamonaccio (location di un film di 007 di qualche anno fa) sono tutto ciò di notevole vi si possa trovare.
Abbiamo già accennato al molo, non casualmente dedicato a Santa Barbara. Lungo circa 150 metri, protegge la contigua spiaggia della Puntata e favorisce lo sbocco a mare di due canali di bonifica, il Collettore dell’Idrovora e il Collettore Orientale. Fino a una ventina di anni fa era conosciuto come il Molo SIPE-Nobel, dalla denominazione della Società Italiana Prodotti Esplodenti, che l’aveva in concessione. Oggi sul molo, nei pressi di un magazzino semiabbandonato, stazionano gru e attrezzature per i trasporti nelle isole dell’arcipelago toscano, tra cui – in secca – anche una delle chiatte che negli anni abbiamo visto impiegate nei trasbordi di esplosivi. Nel Bollettino della Regione Toscana si precisa che vi è vietato l’ormeggio non autorizzato.
Al di là delle apparenze, questo molo e l’ancoraggio di Talamone costituiscono un vero e proprio porto, anzi uno dei pochi in Italia ad essere abilitato per le merci pericolose di classe 1 IMO, ossia anche gli esplosivi a rischio di esplosione di massa o sensibili al fuoco. Per ragioni di sicurezza, in grandi porti come Genova o Livorno le operazioni su queste merci sono vietate o consentite solo per alcune sottoclassi di merci a imbarco diretto, dal camion alla nave, senza stazionamento degli esplosivi in banchina.
Queste caratteristiche alimentano un’imprenditoria minore, ad esempio la fornitura di servizi offerti dalla CN Talamone e le intermediazioni dell’agenzia raccomandataria marittima della famiglia Fanciulli, ormai alla terza generazione, che nel sito web aziendale precisa di utilizzare «attrezzature appositamente idonee alla movimentazione di materiali “IMO Classe I”» e «di garantire la massima cura e sicurezza, soprattutto nelle operazioni di carico, scarico e trasbordo nave/nave in rada». L’attuale titolare ha anche seguito un corso presso FONASBA, la federazione degli agenti marittimi USA, mentre l’agenzia concorrente Palumbo di Porto Santo Stefano – che opera anche a Talamone – è addirittura nella lista dei broker accreditati da FONASBA per l’Italia.
I caricatori – Chi si serve di questo minuscolo porto del litorale grossetano?
Sebbene tutto si svolga sempre nel massimo riserbo – operazioni al largo all’alba, pochi addetti specializzati – da decenni il porto di Talamone è al centro di rivelazioni scottanti. E’ entrato in attività della grande polveriera di Orbetello Scalo, impiantata ai primi del Novecento dalla Montecatini per produrvi nitroglicerina e balistite, passata alla Snia Viscosa, poi divenuta SIPE Nobel fino al 1993, quindi acquisita dalla società Pravisani Spa con sede a Spilamberto (MO) e da questa definitivamente cessata nel 2002.
Per il litorale toscano da Piombino a Porto Ercole, la fabbricazione delle polveri esplosive è una vocazione antica, risalente allo Stato dei Presìdi, che per quasi tre secoli ha funzionato da garanzia militare e commerciale del predominio asburgico sull’Italia, fino alla sua mancata restaurazione nel Congresso di Vienna. Oggi di quella vocazione rimane ben poco: la Polveriera Guzman, storico edificio di Orbetello oggi museo;
i 120 ettari su cui erano distribuiti gli impianti della SIPE Nobel, in attesa di riqualificazione e intanto utilizzati dai parà del Savoia Cavalleria (novembre 2020, novembre 2021), dopo il clamore suscitato da un rave party nel 2016.
Tra Lazio e Toscana sono molti gli impianti militari rilevanti che potrebbero contare sul porto specializzato di Talamone:
- il centro radar “remoto” di Poggio Ballone
- il poligono di Monte Romano, 5.000 ettari per i lanci di addestramento dei parà della “Folgore” e degli Sky Soldiers USA di stanza nella Caserma Ederle di Vicenza
- l’aeroporto di Grosseto, main base dei caccia Eurofighter italiani
- il deposito munizioni dell’esercito a Versegge.
Tuttavia, Talamone non è importante per la difesa nazionale, però di fatto serve le basi americane e l’export dell’industria militare nazionale, soprattutto quando è meno presentabile e preferisce rimanere nel cono d’ombra.
Negli anni Settanta e Ottanta fu il porto d’imbarco per milioni di mine antiuomo Valsella, vendute al Sudafrica sotto embargo, all’Iraq in guerra contro l’Iran, e poi all’Iran anche utilizzando il deposito militare di Versegge. Anche un’altra azienda bresciana imbarcò i suoi ordigni a Talamone: la SEI Società Esplosivi Industriali di Ghedi, che poi vendette le proprie linee produttive militari alla RWM del gruppo Rheinmetall. In seguito venne intensamente utilizzato per le spedizioni della FIAT Avio (ex SNIA-BPD) di Colleferro, che continua a servirsene sotto l’attuale denominazione di Avio Spa, azienda sotto il controllo indiretto di Leonardo specializzata in missili e propulsori missilistici. Anche altre aziende della valle del Sacco, in particolare Simmel Difesa (appartenente al gruppo francese Nexter), e del “polo Tiburtino della difesa” – come MES Meccanica per l’Elettronica e Servomeccanismi (di proprietà della famiglia Maccagnani, già titolare di Simmel) – possono profittare della più breve distanza per arrivare a Talamone rispetto ai grandi porti toscani e liguri, e della maggiore riservatezza. Per identiche ragioni, nella tranquilla baia del mare etrusco si svolgono regolarmente anche i trasporti destinati alle basi militari americane.
Altre navi – A Talamone si notano di più le navi che le merci, e di navi negli anni ne sono passate parecchie.
In alcuni periodi il traffico si è intensificato. Ad esempio tra settembre e novembre del 1979 Valsella riempì tre navi di mine antiuomo destinate al Sudafrica, e durante l’anno successivo ne fornì addirittura 400.000. Questo in violazione dell’embargo totale sulle forniture militari al Sudafrica dell’apartheid, contenuto dalla risoluzione 418 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del novembre 1977.
Un certo rilievo ebbe il caso della «Roselil», nave danese fotografata negli anni Ottanta mentre caricava a Talamone mine antiuomo Valsella sotto lo sguardo protettivo dei finanzieri italiani.
Nei primi anni Ottanta da Talamone partirono verso l’Iran 5.300 tonnellate di polvere per munizioni prodotta in vari paesi europei, un traffico gestito dalla Tirrena Industriale di Pomezia e che rimane una pagina poco nota del ruolo italiano nell’Irangate, Le navi erano in gran parte fornite da armatori danesi.
Nell’aprile 1991 la «Efdim Junior», nave con bandiera greca noleggiata dall’U.S. Sealift Military Command e presente a Livorno la notte dell’incidente della «Moby Prince», caricò munizioni a Talamone.
Periodo di intenso traffico fu quello tra marzo 2002 e febbraio 2003, quando nella baia di Talamone sostarono venti navi (il doppio della media annuale), mobilitate in preparazione dell’invasione dell’Iraq da parte di una “coalizione dei volonterosi” a guida USA. Proprio poche settimane prima dell’invasione, nel Mar di Sicilia in burrasca affondò la «Karin Cat», un’altra general cargo danese che aveva caricato a Talamone 18 pallet di munizioni.
Nel 2006 e nel 2010 la portacontainer «American Tern», gestita da APL Maritime e affittata dal 2002 al 2010 alla marina militare USA, movimentò nella baia di Talamone centinaia di container destinati a Camp Darby, nel quadro delle esercitazioni militari USA “Turbocads”, test per la logistica delle munizioni in caso di conflitto in Europa.