LE AUTORITÀ FACCIANO CHIAREZZA SUL GRAVE EPISODIO DELLA NAVE «EOLIKA»

A quasi un anno di distanza il caso non è chiuso, anzi emergono ulteriori punti oscuri

Nel gennaio 2022 la nave «Eolika» battente bandiera della Guyana è stata sequestrata dalla dogana senegalese al largo di Dakar. Sequestrato anche il carico, tre container pieni di munizioni da guerra prodotte dalla società Fiocchi Munizioni di Lecco imbarcati nel porto della Spezia e diretti alla Repubblica Dominicana. Capitano ed equipaggio sono stati arrestati per traffico illegale di armi, e così anche il manager greco che gestiva la nave per conto di un armatore libanese.

Fonti locali ci hanno confermato che la nave e i container sono ancora oggi sotto sequestro e custoditi in un’area del porto di Dakar sottoposta a vigilanza armata. Nel luglio scorso il sito dell’International Labour Organization (ILO) diede notizia del rimpatrio di due marinai indiani dell’«Eolika», rimasti a Dakar senza mezzi e con tre mesi di salari arretrati, rimpatrio reso possibile dall’intervento del sindacato internazionale dei marittimi ITF. Poche settimane fa un sito informativo senegalese ha rivelato che il capitano e due marinai ucraini erano sempre in stato detentivo, e che durante la visita a Dakar del 4 ottobre scorso il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba è intervenuto per chiedere la scarcerazione dei marinai per ragioni di salute. Il tribunale senegalese competente incaricato del dossier ha respinto l’istanza.

Rimangono dei punti oscuri in una vicenda che sembra sempre più consistere in una triangolazione illegale di materiale militare, spedito dall’Italia con una destinazione ufficiale e poi dirottato verso un’altra destinazione, tuttora sconosciuta.

Ricapitoliamo i fatti accertati. Nel luglio e nell’ottobre 2021 il Ministero degli Esteri italiano ha autorizzato Fiocchi Munizioni a due esportazioni verso la Repubblica Dominicana, rispettivamente per US$ 971.896,70 e di US$ 210.000 (controvalore complessivo in € 988.968,67). L’elenco dei materiali autorizzati corrisponde esattamente a ciò che è stato sequestrato in Senegal e riferito dai media locali.

Il valore delle autorizzazioni corrisponde inoltre a due segnalazioni di pagamento registrate dal Ministero del Tesoro nel 2021, effettuati dalla Repubblica Dominicana a favore di Fiocchi Munizioni. Anche i dati Istat riportano una vendita di “armi e munizioni” (codice merce CH254) registrata nel IV trimestre 2021 dalla provincia di Lecco verso la Repubblica Dominicana per 886.165 €. Due fonti ufficiali italiane, dunque, confermano che la merce sequestrata in Senegal era stata pagata dal destinatario dominicano prima di essere spedita dall’Italia, come d’uso nelle transazioni internazionali.

Risulta ben strano che, a tutt’oggi, nessuno abbia reclamato la merce sequestrata in Senegal, né le autorità dominicane, che pure l’hanno regolarmente pagata, né la ditta Fiocchi il cui presidente Stefano Fiocchi – intervistato a caldo lo scorso gennaio da The MediTelegraph – affermò che «non sappiamo se riusciremo mai a recuperare le munizioni, sempre che vengano conservate correttamente, in modo che non si danneggino. Il cliente sicuramente non ci pagherà». Dal momento che la merce era già stata pagata, come certamente il presidente Fiocchi non poteva non sapere, viene da chiedersi se la spedizione non comprendesse altre munizioni, che viaggiavano senza autorizzazione ex lege 185/1990.

Se inquietanti interrogativi riguardano ai veri destinatari delle munizioni Fiocchi, altri interrogativi non risolti permangono su ruolo e compiti delle Dogane, delle Capitanerie e delle Autorità portuali, in primis di quelle della Spezia che nel dicembre 2021 autorizzarono il carico e la partenza della nave «Eolika», già più volte posta in detention in altri porti europei, e del suo carico sensibile.

Immagine satellitare da Google Earth. Al centro del cerchio rosso la nave «Eolika», ormeggiata all’estremica del molo “Hamassire Ndoure” nel porto di Dakar.. L’immagine risale al 30 luglio 2022.

La stampa italiana e internazionale ha nei giorni scorsi denunciato altri “commerci triangolari”, in particolare munizioni partite da Livorno e utilizzate per reprimere le proteste di piazza in corso in Iran, ma – a quanto pare – non vendute direttamente dal produttore italiano all’Iran.

The Weapon Watch torna a sollecitare a una maggiore trasparenza tutte le autorità coinvolte, nell’intento di far tesoro dell’esperienza del “caso Eolika” per evitare che si ripetano diversioni di carico lungo la filiera logistica degli armamenti e delle munizioni. Di fronte al ripetersi di episodi simili in questo delicato campo delle attività portuali e marittime, diventa urgente riprendere concretamente la via della della discussione tecnica e del confronto pubblico, quale è stata prefigurata tra gli altri dal presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure orientale, Mario Sommariva, nei suoi interventi ufficiali e nello stesso convegno promosso dai Fari di Pace alla Spezia lo scorso 22 ottobre.