La “nave della morte” arriva alla Spezia: per caricare armi?

È qualcosa di assolutamente inedito: una nave della compagnia saudita Bahri è attesa nel porto della Spezia il 4 gennaio prossimo. Vi arriverà dopo aver toccato Genova, scalo abituale lungo la rotta dagli Stati Uniti al Golfo Persico, ma dove questa compagnia non ha imbarcato armamenti dal maggio 2019, quando i portuali genovesi bloccarono un carico di materiale militare per la Guardia nazionale saudita.

Come Weapon Watch ha documentato ripetutamente, le navi saudite arrivano nel Mediterraneo già stracariche di munizioni pesanti e sistemi d’armi, in gran parte destinati all’impiego contro i ribelli e la popolazione civile dello Yemen, in una delle più lunghe e sanguinose tra le “guerre non dichiarate” in corso. I porti di caricamento sono quelli statunitense nel Golfo del Messico e della costa orientale. In seguito alle proteste del 2019, a cui fecero seguito limitazioni all’export militare verso l’Arabia Saudita decise da alcuni governi europei, le Bahri non passano più dai porti inglesi, tedeschi e belgi, saltuariamente hanno caricato munizionamento pesante in Spagna, ma non hanno mancato un solo scalo a Genova, sebbene al prezzo di una militarizzazione del porto commerciale voluta dalle autorità marittime e di polizia italiane, con conseguente alta esposizione mediatica.

Con il prossimo arrivo della «Bahri Yanbu», l’Agenzia marittima Delta (gruppo Gastaldi) – raccomandatario marittimo delle navi saudite – ha organizzato un ulteriore passaggio alla Spezia, che dista appena 52 miglia nautiche dalla Lanterna. Secondo informazioni raccolte in loco, alla Spezia si prepara un probabile imbarco di materiale militare al di fuori del porto commerciale gestito dall’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure orientale. Questo significherebbe un attracco nell’ambito dell’Arsenale militare marittimo, come del resto previsto dall’accordo del 2013 tra Dipartimento dell’Alto Tirreno della Marina Militare e Autorità portuale, che prevede la possibilità di utilizzo temporaneo del molo militare per l’attracco di navi commerciali, in assenza di esigenze operative della Marina.

Un attracco “militare” della nave Bahri si paventò anche nel maggio del 2019, quando Cgil e Filt Liguria, insieme a numerose associazioni nonviolente e antimilitariste spezzine, si mobilitarono per «Chiudere i porti alle navi delle armi!» in solidarietà con il blocco attuato dai camalli genovesi.

Il traffico d’armi attraverso il porto della Spezia non è, tuttavia, un avvenimento eccezionale, anzi è routine consolidata. Ad esempio, secondo i dati Istat le esportazioni dalla Spezia di armi e munizioni verso gli Emirati Arabi Uniti – alleati di Riyad nella guerra in Yemen – per anni si sono mantenute assai consistenti (49 milioni di € nel 2012, 136 nel 2013, 51 nel 2014, 22 nel 2015), poi sono improvvisamente azzerate dal 2019, mentre sono altrettanto improvvisamente aumentate le esportazioni – prima irrilevanti – di “altri prodotti in metallo”: 2,2 milioni di € nel 2019, 11,4 nel 2020 e ben 47,2 milioni di € nei primi 9 mesi del 2021.

Si tenga conto che dal settembre 2019 per otto province italiane, tra cui quella della Spezia, il codice statistico “armi e munizioni” è stato oscurato ed è confluito appunto nel codice “altri prodotti di metallo”. Istat ha motivato questa modifica, che finisce per nascondere di fatto l’origine delle esportazioni di materiale militare, con ragioni di “riservatezza dei dati”. Tuttavia tale decisione risale giusto ai giorni in cui nei palazzi romani si compiva la transizione tra il governo Conte I e il Conte II, e in cui pensiamo siano state determinanti le pressioni della grande industria militare sul neonato esecutivo giallo-rosso.

Secondo i dati riportati nella tabella qui sotto, si può affermare che negli ultimi dieci anni dalla Spezia, destinate ai soli Emirati Arabi Uniti, siano partite armi e munizioni per quasi 325 milioni di €, di cui oltre il 14% concentrati nei soli primi nove mesi del 2021.

The Weapon Watch fa appello alle forze politiche, sindacali e alla società civile della Spezia perché sia fatta chiarezza sul reale ruolo del porto spezzino e del suo indotto industriale nell’esportazione di armamenti, il cui probabile impiego è in conflitti sanguinosi come quello yemenita, in cui – come hanno accertato indagini internazionali indipendenti – sono state più volte commesse gravi violazioni del diritto umanitario e si sono compiuti crimini di guerra contro la popolazione inerme.

NB: sebbene l’Agenzia Delta abbia pubblicato e mantenga l’ETA (estimated time of arrival) della «Bahri Yanbu» nel porto di Genova al giorno 1° gennaio 2022, tutto fa pensare che l’arrivo della nave a Genova e quindi alla Spezia verrà posticipato alla alla metà del mese di gennaio 2022. Come si può vedere dall’immagine riportata qui sotto, tratta dai tracking online, alle ore 11:42 (UTC) del 27 dicembre 2021 la posizione della «Bahri Yanbu» era rilevata all’attracco nel Dundalk Terminal del porto di Baltimora (MD), solitamente ultimo scalo prima della traversata atlantica. E’ dunque probabile che l’arrivo della nave a Genova e quindi alla Spezia verrà posticipato alla prima o seconda settimana di gennaio 2022. Normalmente il naviglio commerciale compi infatti la traversata atlantica in 10-12 giorni.

Il rilevamento AIS della posizione dà la «Bahri Yanbu» al Dundalk Terminal di Baltimora, dove è giunta alle 16 ora locale del 24 dicembre, proveniente dal porto di Wilmington.