DAI LAVORATORI VOCI CONTRO LA GUERRA

La guerra di propaganda in corso sta portando alla superficie piccole tessere del mosaico che rivelano la preparazione logistica del conflitto in Ucraina.

Dopo il bombardamento russo del 13 marzo scorso, abbiamo saputo che su territorio ucraino, a 20 km dal confine polacco, funzionava già dal 2007 il Yavoriv Training Center, centro di addestramento militare con istruttori della NATO che ha ospitato numerose manovre internazionali a guida statunitense, l’ultima (Rapid Trident) con la partecipazione di 15 paesi, tra cui l’Italia, nel settembre 2021. Yavoriv è sulla strada che collega il capoluogo ucraino di Leopoli con Resovia, in Polonia, a un centinaio di chilometri dal confine. Proprio nell’aeroporto di Resovia-Jasionka dal 5 febbraio opera un comando logistico statunitense protetto da un nutrito contingente di paracadutisti. Su questo scalo si concentra il possente ponte aereo organizzato dalla NATO per rifornire le forze armate ucraine, con un ultimo tratto da compiere via terra. Colpendo la caserma di Yaroviv, l’esercito russo non ha solo distrutto un importante centro di reclutamento dei foreign fighters, ma anche una base avanzata della NATO in territorio ucraino, passaggio obbligato per le armi in arrivo dalla Polonia.

La sistemazione di barriere di metallo attorno alla G2A Arena, che ospita le truppe USA a Jasionka presso Rzeszow (Resovia), in Polonia.
Foto pubblicata dall’Agenzia Reuters il 5 febbraio 2022.

A Resovia dal 1° marzo l’aviazione militare italiana sta inviando propri aerei da trasporto (Hercules e Boeing KC-767A), due-tre voli giornalieri in partenza sia da Pisa che dalla base di Pratica di Mare. Nonostante il governo abbia secretato quantità e tipologie delle armi inviate in Ucraina, successive indiscrezioni di stampa le hanno grossomodo descritte: mitragliatrici MG 42/59 da 7.62 mm (con munizionamento), alcune decine di lanciatori Stinger (con oltre 100 missili), alcune decine di lanciatori MILAN (con alcune centinaia di missili anti-carro), alcune migliaia di elmetti, 5.000 giubbotti anit-proiettile, circa 200 M72 LAW (bazooka anti-carro e anti-bunker), alcune migliaia di mitragliatrici pesanti Browning M2 cal. 12.7 (con milioni di colpi di relativo munizionamento), decine di mortai da 120 mm (e molte migliaia di bombe), decine di migliaia di razioni alimentari.

Niente di militarmente decisivo, se non come dimostrazione politica di allineamento alla linea del presidente Biden.

Questa immagine circolata in rete mostra una mitragliatrice MG-42/59 probabilmente fabbricata in Italia da Beretta, nelle mani di un componente della brigata neonazista Azov.

Cargo militari italiani stanno anche partendo da Pisa, da Pratica di Mare e da Verona Villafranca diretti a Constanza, porto romeno sul Mar Nero, altro hub coinvolto nelle operazioni in Ucraina, su cui convergono in particolare cargo militari francesi dalla base aerea di Istres Le Tube e britannici dalla base RAF di Brize Norton. Aerei militari italiani sono decollati anche per Šiauliai in Lituania e Riga in Lettonia.

Secondo la denuncia dei lavoratori dell’aeroporto pisano “Galileo Galilei” – che è un aeroporto civile, sebbene contiguo all’aeroporto militare “Arturo Dell’Oro” e alla base militare USA di Camp Darby –, parte di queste armi è stata imbarcata su aerei civili come “aiuti umanitari”, in particolare su un Boeing 737-8F2 della compagnia islandese Bluebird Nordic partito da Pisa per Resovia sabato 12 marzo. Il passaggio da Pisa di cargo Bluebird non è infrequente, ma in queste settimane la compagnia di Reykjavík sta spostando molto materiale tra le basi USA in Islanda e lo scalo di Billund, nello Jutland.

Nella stessa giornata è atterrato a Pisa anche uno dei cinque giganteschi Antonov An-124-100 della compagnia di stato ucraina Antonov Airlines, alcuni impegnati nella logistica militare al di fuori dello spazio aereo ucraino. Nonostante gli An-124 ucraini siano al momento non visibili agli strumenti di tracking in rete («due to European government data rules»), sappiamo che quello ripartito da Pisa è atterrato a Resovia.

L’Antonov AN-124-100 della compagnia pubblica ucraina Antonov Airlines, fotografato all’aeroporto Galileo Galilei di Pisa il 12 marzo scorso.

Come nel caso delle navi saudite a Genova, e delle navi israeliane a Livorno e Ravenna, ancora una volta i lavoratori italiani della logistica, dei porti e degli aeroporti, stanno contribuendo a rendere evidente ciò che governo e partiti nascondono, ovvero la partecipazione attiva a tutte le guerre in corso, partecipazione sotto cui si nascondono non solo il più acritico allineamento internazionale, ma anche – se non soprattutto – la speranza di ricavarne vantaggi economici per poche grandi aziende italiane, quelle a controllo pubblico.

Il presidio dei lavoratori dell’aeroporto di Pisa del 19 marzo, lo sciopero a Genova dichiarato da USB per il 31 marzo – data prevista per l’arrivo di un’ennesima nave della compagnia Bahri – e l’iniziativa del 2 aprile sempre a Genova, promossa da un largo fronte di associazioni laiche e religiose con la partecipazione dei vescovi di Genova e Savona, ci sembrano le voci più serie e concrete che si stanno levando contro la guerra.